_GIUSEPPE E MARIA AL CONGRESSO DI VERONA (2019 D.C)

GIUSEPPE E MARIA AL CONGRESSO DI VERONA (2019 D.C)

È lampante che al folle Congresso mondiale di Verona sulla famiglia naturale, nell’anno 2019 d.C., ultracattolico, razzista, omofobo, reazionario, misogino, post medievale, con piglio da crociata, Giuseppe e Maria non sarebbero stati invitati, a meno che lei avesse evitato di raccontare il loro caso specifico, non proprio tradizionale, dall’inseminazione artificiale all’utero in affitto, dalla giovanissima età che implicherebbe possibili accuse di pedofilia per Giuseppe al discorso padre e madri certi, dai figli da donatori esterni alla stepchild adoption, etc.

Se fossi stato Giuseppe
non avrei sopportato tale offesa
ma la mia donna non si chiama Maria
e non adora andare in chiesa

Verso metà degli anni ’90 scrissi una canzone intitolata “Se io fossi Giuseppe” che, con estrema leggerezza e una punta di ironia, parlava della relazione anomala fra Giuseppe e Maria, e della venuta al mondo del noto figlio Gesù. Lo faceva lasciando che l’autore si intromettesse nella storia, giudicando e criticando con spirito benevolmente dissacratorio.

Addossò le colpe all’angelo Gabriele
dal quale nella luce dorata del tempio
dicono mangiasse come un uccellino
e poi gli atti sconci da non prendere d’esempio

Fu uno dei miei cavalli di battaglia in occasione dei concerti che tenevo ogni tanto nella cucina comune della casa dello studente di via Biasi, a Cagliari. Si rideva senza mancare di rispetto a chi a quella vicenda ci credeva veramente, nonostante l’autore la considerasse solo una splendida allegoria.
Negli anni, la canzone l’ho rimaneggiata molto spesso, soprattutto in seguito all’acquisizione di nuovi elementi e spunti letterari, come ad esempio dopo la lettura dei Vangeli apocrifi in una raccolta Einaudi. Ogni fonte ufficiale (Vangeli canonici), apocrifa (dal greco, «ciò che è tenuto nascosto») o romanzata, ha arricchito la trama del pezzo, nonostante la sintesi poetica abbia imposto diversi tagli di strofe.

Perché la carne non è il legno
che tu potevi piallare
e gli angeli volavan piuttosto bassi
fin sotto le sottane

I vangeli apocrifi, testimonianza del cristianesimo primitivo, raccontano dettagli dell’infanzia di Gesù nella casa di Nazareth, dai quali ho colto il lato infantile, per quanto prodigioso, e birichino dell’uomo.

Giuseppe tieni a bada il bambino
senti che lingua e poi come si veste
fa scherzi pesanti ai vicini
è un birbantello, proprio una peste
Non sarà mica un sovversivo
che crescendo parli d’uguaglianza
di libertà e altre simili idiozie
pace, misericordia e fratellanza

Un altro libro, in questo caso un romanzo vero e proprio, che mi ha imposto una riflessione profonda e una ennesima riscrittura del testo di “Se io fossi Giuseppe”, è stato “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” di José Saramago, che tratteggia un Cristo, da alcuni cristiani ortodossi ritenuto blasfemo, che incarna i dubbi e il dolore peculiari della condizione umana. Un Cristo fortemente umano che vive le esperienze note attraverso la letteratura sacra, ma da una prospettiva terrena, con senso logico, opportunità di analisi sulle ambiguità della natura divina.

Se fossi stato falegname
avrei arredato una comoda alcova
non è vero che nevicava
non credo all’asino che l’alitava
non è vero che nevicava
comunque Dio doveva spesarla

Recentemente ho pensato di apportare un’ulteriore revisione alla canzone, in seguito all’illuminante lettura di “Prima dei vangeli” di Bart D. Ehrman, vivamente consigliata da un caro amico.
Da quel saggio si comprende che i vangeli, canonici e non, appartengono al genere fantasy, con pochi dati attendibili (Gesù era ebreo, seguace di Mosè, in contrasto con i maestri farisei, insegnava a colpi di parabole, etc.), ma fondamentalmente che la memoria spesso inganna: i ricordi, alterandosi inesorabilmente, lasciano che il pensiero sia strumentalizzabile a nostro piacimento. Ma cosa importa? Come conclude lo storico Ehrman, in fin dei conti la rivoluzione non la fece il Gesù storico, ma quello ricordato.
Comunque, dopo la lettura di questo testo non ho apportato alcuna nuova revisione.
“Se io fossi Giuseppe” non ha la pretesa di raccontare la verità su una storia di fantasia e tanto meno di irridere i misteri della religione o la fede. Da non credente, ho sempre avuto massimo rispetto per chi aderisce e professa una qualsiasi religione; da cantautore ho scritto un bel po’ di canzoni ispirate alla letteratura religiosa.
Ammetto che però la tentazione di schernire e canzonare questi personaggi del Congresso di Verona, con gadget di feti di gomma — niente hanno a che fare con la copertina di Fetus, album d’esordio di Battiato —, barbari che vorrebbero riportare l’umanità indietro di qualche secolo, ce l’avrei. È la coscienza a chiederlo, ma non penso che con l’elettroshock si risolverebbe nulla, nonostante loro ipotizzino che con ciò si potrebbero curare alcune note e diffuse malattie, come l’omosessualità. Di certo non funziona con l’imbecillità umana. Una efficace prevenzione potrebbe essere il Gay Pride, anche se serve tempo e tanta pazienza.

Mettiamoci una pietra sopra
il passato ormai è passato
e Giuseppe non poté crucciarsi
Gesù si fece educato
Se fossi stato Giuseppe
Dio onnipotente ti avrei denunciato
per aver permesso
di appenderlo a una croce
e aver chiuso gli occhi
quando l’hanno inchiodato

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