testo ACCIAIO E DIAVOLI

ACCIAIO E DIAVOLI

(N.Pisu/A.Cappai)

 “Un’antica credenza, comune a molti paesi, narra di alcuni uomini che, durante la notte, si trasformavano in buoi e, muggendo, si accostavano alla casa delle persone che in quella notte dovevano morire.”1

Mi dici di certi uomini

che durante la notte

annusando la morte

con una torma di diavoli

in un fracasso metallico

per espiare i peccati

si fanno boe muliache

e le donne terrorizzate

Dentro un fazzoletto

con visioni di anime

se ne stanno le femmine

col cuore in testa al letto

e sprangano l’uscio

per non sentire il muggito

che riempie le strade

disturbando la fede

Fogu

fogu, fogu

e attalzu e Cambilalzu

peri fogu2

Così tutti hanno paura

quando il buio copre il paese

corna d’acciaio contro le chiese

finché giunge l’imbrossinadura

chi ha il coraggio di affrontarlo

questo boe musteddinu

io sono di un altro avviso

ci vedo il ghigno di Dioniso

Vedo un uomo piangente

legato in una stalla

che non ricorda nulla

e le caviglie sanguinolente

ma si potrà pur curare

con chiesa e cimitero

per riportarlo fra i cristiani

dalle bestie agli umani

Fogu

fogu, fogu

e attalzu e Cambilalzu

peri fogu

 

1Prologo (voce narrante) tratto da “Maschere, miti e feste della Sardegna (Edizioni Della Torre – Newton Compton Editori, 1990-2011) di Dolores Turchi.

2Cfr. Maschere, miti e feste della Sardegna (Edizioni Della Torre- Newton Compton Editori, 1990-2011) di Dolores Turchi.