_ALCUNI COLLABORATORI STORICI

ALCUNI COLLABORATORI STORICI

Ci sono molti musicisti storici nel mio percorso di cantautore, propri della mia storia di scrittore di canzoni, che appartengono alla mia avventura artistica, la quale risale a un’epoca passata oramai lontanissima dal momento attuale. In questi appunti, parlo di alcuni di loro, di quelli che ancora partecipano ai miei lavori, trascurandone altri con i quali, per varie ragioni, abbiamo deciso di non collaborare più assieme. Non dico, anzi taccio, dei musicisti coi quali ho collaborato in poche occasioni ma che, vista l’intesa, credo che storici lo diverranno.

Andrea Cappai, il fabbro suonatore
Con Andrea Cappai suono da oltre venticinque anni. Se non sbaglio, ero appena diventato maggiorenne quando venne a reclutarmi con la sua Citroën Dyane celeste decappottabile, carica di amplificatori sgangherati e con l’autoradio che trasmetteva Hendrix, Deep Purple, the Doors, Led Zeppelin e poco altro. Andrea chiese a me, chitarrista, se volessi suonare il basso in una formazione rock che stava mettendo su, con la rassicurazione che lo strumento mi sarebbe stato dato in prestito. Accettai e lì cominciò la mia gioventù turbolenta nei Lesbicah Hiroshima, gruppo hard rock col quale componevamo pezzi inediti. Le audiocassette che producemmo sono tutte ben conservate, anche se oggi cominciano a mancare gli strumenti per poterle ascoltare. C’è, oltretutto, qualche documento video: un intero concerto ripreso in un paese della zona. Ricordo che Andrea, prima di salire sul palco, ci disse che, siccome avrebbe ereditato qualche soldo da non so quale parente scomparso, il basso che aveva a tracolla avrebbe terminato la sua vita quella sera. Quando eseguimmo l’ultimo brano in scaletta, “Apocalypse now 4000 d.C.”, Andrea cominciò a pestare lo strumento contro il palco e a prenderlo a calci. Dopo qualche giorno ne acquistò uno nuovo ma quell’altro che voleva distruggere credo funzioni tutt’oggi.
Con Andrea, nel corso della gioventù, facemmo l’elastico, separandoci e riprendendoci. Ha suonato il basso e la chitarra in tutti i miei lavori da cantautore, fin da “Abacrasta”, mi ha accompagnato in diversi concerti, anche io e lui da soli, a parlarci con gli occhi e il respiro. Oggi Andrea ha realizzato il suo sogno, quello di aprire un bar, ma credo che appena lo chiamerò per entrare in studio di registrazione, lui sarà pronto e in grado di stupirmi con le sue trovate musicali.
Riccardo Sedda, il batterista HM
Nell’ultimo periodo dei Lesbicah Hiroshima, quando cominciavamo a esprimerci bene dal punto di vista tecnico, alla batteria c’era Riccardo Sedda, che, spenta la nostra meteora artistica, fece strada nell’heavy metal con i Rod Sacred e con i Rolling Gangsters di Joe Perrino. Ogni qual volta l’ho chiamato in studio non ha mai esitato, abilissimo ad anticipare le mie richieste. Ha suonato in “Maria Maddalena che piangeva nell’oceano”, “Un sogno sul Lungarno”, “Madre”, “Toro capovolto” e “La ballerina di stracci”.
Michele Uccheddu, percussionista e rumorista
La prima collaborazione con Michele Uccheddu, per me semplicemente Muk, in qualità di percussionista e rumorista, avvenne durante la registrazione del mio secondo album, Storie in forma di canzone. Quando presentai dal vivo quel lavoro, gli proposi di unirsi al trio di basso e chitarre, ma gli raccomandai di portarsi dietro solo qualche shaker, senza alcun tamburo.
Poi, vinta la diffidenza e la paura di venire percosso e battuto dai suoi strumenti, abbiamo collaborato spesso insieme. Ha suonato, oltre alla minibatteria, differenti percussioni, con set originali ideati da lui. Particolare è per me il ricordo di “Pianura di sale”, “Buon vento”, “Il Gallo canta” e “Madame dei fiori”. Dal vivo, seduto sul cajon, Michele manipola sonagli, soffia tubi corrugati e pesta piatti e piedi. Ora, ha studiato al conservatorio di Cagliari e si è perfezionato in Finlandia, si occupa anche di musica elettronica. Ho già apprezzato, oltre che i suoi lavori da solista, gli inserti visionari che Muk ha creato per alcuni miei pezzi; in “Nel cielo sia”, ad esempio, ha ricreato, alterandola, la serraggia, antico strumento della tradizione sarda.
Il maestro Vicidomini
Infine, un musicista per me storico ed essenziale è Giovanni Vicidomini, salernitano.
Ha studiato flauto e trent’anni fa ha cominciato la carriera in Campania, dove la sua ricerca ha sposato tradizione e modernità, spaziando fra diverse culture musicali e immergendosi, in particolare, in quella mediterranea. Suona inoltre la chitarra, la chitarra battente, il bouzouki, il mandolino e innumerevoli strumenti a fiato ed etnici. È anche esperto di sintetizzatori, che utilizza insieme agli strumenti acustici. Ha suonato e registrato con Eugenio Bennato e Francesco Tiano, Simone Carotenuto e Nando Citarella, Marcello Colasurdo, Raffaele Inserra… unisce all’esperienza concertistica la produzione di colonne sonore per brani teatrali e di danza.
Con me ha cominciato a collaborare con l’album Girotondo, in cui ha suonato e arrangiato magistralmente “Intorno al viale”, “Girotondo theme”, “Rom” e “Il Gallo canta”. Da allora è sempre stato un punto di riferimento, per la sua autorevolezza musicale, la professionalità e l’umanità.
Ha arrangiato negli ultimi anni “Mirabilis”, “Atene” e “Nel cielo sia” e altre canzoni ancora gli affiderò.

Come ho specificato all’inizio, qui non dico, anzi taccio, dei musicisti coi quali ho collaborato solo in poche occasioni — per non parlare di tecnici e collaboratori vari —, ma che credo che storici lo diverranno. Serve che trascorra un po’ di tempo per storicizzare persone ed eventi e, oltretutto, questa sorta di qualifica attribuita dal sottoscritto è roba di poco conto.

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