_FINZI, L’ANARCHICO

FINZI, L’ANARCHICO

Di Paolo Finzi si potrebbe scrivere una biografia di dimensioni enciclopediche, ma oggi purtroppo dobbiamo dire che aveva 68 anni e che si è fatto travolgere volontariamente da un treno a qualche chilometro dalla stazione di Forlì, dove si trovava per una delle sue tante iniziative culturali.
Nel ’68 entrò nel circolo del Ponte della Ghisolfa, di cui faceva parte anche Giuseppe Pinelli. Nel dicembre 1969 fu il più giovane anarchico fermato per la strage di Piazza Fontana… troppo altro ancora da aggiungere, dalla fondazione di “A-rivista anarchica” all’amicizia con Fabrizio De André, ma resta il fatto che Paolo Finzi ci ha lasciati, decidendo volontariamente di togliersi la vita, forse per volare con le ali dell’utopia in cui ha creduto, come un ultimo gesto di libertà. Qui in Sardegna, a Milano nella piccola sede di “A-rivista anarchica”, o al telefono parlammo a lungo di pensiero anarchico, di De André, di antifascismo, di Emergency, di storia, dei suoi vecchi amici sardi, del ferroviere Pinelli, di rom, di Bakunin, di potere, di guerra e di pace. Lo ricorderò per tante cose che hanno a che fare con l’anarchia, ma soprattutto per la sua umanità, con pochi punti fissi e oceani di dubbi su cui valeva la pena riflettere e magari confrontarsi. Verso i vent’anni feci anche il goffo diffusore di “A-rivista anarchica” e fu in quell’occasione che si instaurò fra noi l’amicizia. Mi chiamava Nicola, sardo, anarchico, cantautore e volontario di Emergency. Un giorno mi spedì come inviato per “A-rivista anarchica” presso una sorta di comune fondata da Tomaso Serra. La comune o CAS, prese forma a partire dagli anni ’60 rappresentando sia un progetto di collettività basato sulla solidarietà e sull’autosufficienza dei suoi componenti, sia un punto fisso di diffusione di stampa anarchica, di finanziamento del movimento e di solidarietà ai detenuti. Mi raccontò la vita di Tomaso Serra, mio conterraneo di cui non sapevo quasi niente: anarchico sardo, antifascista e miliziano durante la Rivoluzione Spagnola. La casa-comune è situata a Barrali, un paesino del sud della Sardegna, e la finimmo a parlare di anarchismo, a fare il formaggio e bere vino.
Ma oggi siamo qui a mettere in fila i ricordi e a cercare di capire le motivazioni di quel gesto, ed Enrico Finzi, suo fratello, ce le racconta sulle pagine di un blog:

“E la speranza? «Io l’ho persa ma essa vivrà senza di me. Io ho fatto quel che ho potuto» rivendicava con orgoglio. «Ora toccherà, come prima, anche agli altri, con quella forza che io – io solo – non ho più».
Ragionavamo sull’importanza dello sperare per cambiare il mondo. Paolo diceva: «so che tante e tanti quella speranza la coltiveranno».
È questa, concordavamo, «la potenza dell’utopia, dell’immaginare e del cominciare a realizzare – qui e ora, senza deleghe e rappresentanti – il mondo nuovo che sovvertirà il vecchio, iniquo, marcio, suicida».

Il nome incute paura / ma spunta l’erba nell’arsura
se lei si ferma a immaginare / lui erge fortezze per non farla passare
Non ha divisa, non ha esplosivi / l’unica bomba è il pianeta in cui vivi
(Signora A)

Spero che il suo lavoro, frutto di quel sogno esagerato in cui anche io cerco di credere, non si disperda, perché il mondo avrebbe bisogno di sperimentare certe pratiche basate sull’uguaglianza, sulla solidarietà e sulla libertà, in cui Paolo credeva fermamente. Proprio in quelle tre parole erano racchiusi alcuni dei suoi punti fissi, quelli sì, irremovibili. Ciao Paolo, adesso devo lasciarti andare, anche se ci sarebbero alcuni avvenimenti di cui avrei voluto sentire una tua analisi dettagliata e una manciata di canzoni che ho scritto — di qualcuna ti parlai (ricordi “Signora A”?) — che avrei voluto farti sentire. Avrei anche voluto parlare con te di quella pubblicazione che mi regalasti, Matilde Bassani Finzi Partigiana – documenti 1943-1945. Invece, del tuo saggio sulla persecuzione nazista contro rom e sinti ti risposi attraverso una canzone che pubblicai qualche anno dopo…
Ma ora devi proprio andare. È stato un piacere incontrarti, ti mando un abbraccio fraterno e perdona queste due righe di commiato, però avevo urgenza di fissare nella mia memoria il ricordo, di cui vado fiero.
Nicola, sardo, anarchico, cantautore e volontario di Emergency.

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