_TRIO PER CANZONI A CORDA

TRIO PER CANZONI A CORDA

Era il 2013 quando misi in piedi il progetto Trio per canzoni a corda.
L’occasione era la presentazione dell’album Storie in forma di canzone, che si tenne a maggio nell’ex mattatoio di Serrenti, curato e coordinato da Laura Medda.
In apertura, in una sala gremita di persone, si proiettò quello che posso definire il mio primo videoclip: “Maria Maddalena che piangeva nell’oceano”. Seguì il racconto del disco e infine il mini-concerto, al quale si unì anche il percussionista Michele Uccheddu.
Tornando al famigerato Trio, l’architettura musicale era così composta: Fabrizio Bellu, di estrazione blues, alla chitarra elettrica, Andrea Cappai al basso e alla chitarra acustica, e il sottoscritto. Le prove durarono almeno sei mesi perché, forte della mia insicurezza, ero oltretutto tremendamente pignolo, fino a rasentare l’ossessione. Vestimmo di suoni elettrici “Abacrasta”, “Della notte” divenne cupa, “Tzellina” guardava a Lou Reed e “Il servo pastore” a Tom Waits, “Pianura di sale” scavalcava il recinto del folk, “Maria Maddalena che piangeva nell’oceano” si ritoccava appena il trucco…Inserimmo una cover per levigare le passioni e mitigare la tensione: una mia libera traduzione e adattamento di un monumento dei Rolling Stones, “Sympathy for the devil”, che divenne “Comprensione per il potere (o per il male)”. Ne avevo già pronte altre da proporre al trio assetato di quella musica, canzoni frutto di molteplici traduzioni e tradimenti, da Dylan a Cohen, da Springsteen a Waits.
Dettaglio rilevante: Fabrizio, fratello minore di mia madre, trent’anni prima mi fece innamorare della chitarra e mi presentò quell’universo musicale popolato da mostri sacri, dai Led Zeppelin a Lou Reed.
Tornando al trio, quando stabilii che si era sufficientemente preparati per presentarci al pubblico facemmo due prove generali, una prima data per la presentazione dell’album in uscita, che però era privo di quelle sonorità (fatta eccezione per “Maria Maddalena che piangeva nell’oceano”), un concerto in un locale a Cagliari e l’esperienza si consumò come la cera di una candela. Il Trio per canzoni a corda prese fuoco appena planò sulla terra, abbandonando la dimensione onirica delle prove. Forse l’autocombustione fu innescata dall’entusiasmo del cantautore che mise su il progetto.
Restano alcuni reperti storici, come le registrazioni rumorose rubate durante la penultima prova in studio, voce e parole sopraffatte dai bending della chitarra e qualche bella fotografia con gli sguardi increduli degli amici che intuivano la mia delusione durante il concerto — dietro l’obiettivo c’era Andrea Sanna, il futuro fotografo di Girotondo. Poi, in quella strada strettissima di Cagliari, tutto si disfò e affogò come un’oliva nel gin.
Mi sono chiesto se fosse opportuno pubblicare le tracce audio di quelle prove — rehearsals (per darmi un tono) — e mi sono risposto di no; però recentemente, auto-motivando la scelta da un punto di vista antropologico e storico — tutte motivazioni che evidentemente non reggono —, ne ho assemblato alcune, sature di suoni elettrici e imprecisioni: se non altro conservano la memoria di quei mesi rintanati in sala prove a fare e disfare, accordare, arrangiare, suonare come se non ci fosse un domani o come se quel domani sarebbe stato come ce lo immaginavamo noi.

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