CONSIGLI DI SCRITTURA
Qualche consiglio di scrittura di Umberto Eco a cui cerco di essere fedele quando scrivo le mie canzoni:
– Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
– Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
– Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
– Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
– Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
– Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
– Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
– C’è davvero bisogno di domande retoriche?
– Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
– Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
– Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
– Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
– Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
– Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
– Una frase compiuta deve avere.
Umberto Eco disse: «È sciocco pensare che si debbano leggere tutti i libri che si comprano, come è sciocco criticare chi compra più libri di quanti ne potrà mai leggere. Sarebbe come dire che bisogna usare tutte le posate o i bicchieri o i cacciavite o le punte del trapano che si sono comprate, prima di comprarne di nuove. Nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte». Oltre che a libri e posate applico ciò alla musica che amo.
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