IL VANGELO SECONDO GIUSEPPE
Intorno al 1995 scrissi “Se io fossi Giuseppe”, una canzone a metà strada fra il cabaret e la blasfemia. Lo feci per gioco, attingendo dalle vaghe conoscenze in materia acquisite nell’infanzia, negli anni di formazione cattolica, alla quale, come tanti, fui sottoposto.
La proponevo spesso durante i concerti alla casa dello studente e, ora posso confessarlo, rappresentava anche un guanto di sfida che gettavo a un coinquilino che studiava teologia, nonché alle tante ragazze che si riunivano la sera nella sala comune a pregare la Madonna, armate di rosario — fecero addirittura una colletta, alla quale non partecipai, per acquistare una statuina di gesso.
Quella canzone l’ho ripresa in mano più volte, correggendola e ampliandola via via che le mie nozioni religiose aumentavano; per quanto non tardai a definirmi ateo, anche se mia madre mi ha sempre consigliato di dire tuttalpiù che sono non praticante.
Le letture, a parte i quattro Vangeli ufficiali che non ho nemmeno sfogliato, negli anni sono state numerose, perché la materia mi appassiona.
“Se io fossi Giuseppe”, recentemente, con tutti i limiti compositivi e teologici del caso, l’ho riscritta e intitolata “Il Vangelo secondo Giuseppe”. Mi pare che, da canzone ironica o blasfema che fosse, in seguito alle mie letture (anche) apologetiche, abbia assunto parvenze di serietà. Quindi, è lecito pensare possa trattarsi di un altro Vangelo apocrifo, rinvenuto nel 2019 nei pressi di Sa Pedra Longa, nel villaggio di Serrenti, la cui veridicità è in via di accertamento.
Non è brevissima: tredici strofe, occorrono circa dieci minuti per eseguirla! Il numero 13 è casuale, anche se nei Tarocchi è associato alla carta della Morte e in religione è riconducibile a Lucifero e a Dio. Ma queste, per quanto suggestive, sono solo coincidenze.
I pareri ricevuti sono stati a volte severi, ma sia chiaro che l’intento dell’autore era solo di scrivere una canzonetta basandosi sugli scritti sacri che Jorge Luis Borges definì un ramo della letteratura fantastica. L’esperimento, per certi versi, somiglia molto al lavoro fatto su “Cristoforo Colombo”, dove trattavo eventi storici con notevoli dosi di sarcasmo. In questo caso, però, vista l’enorme difficoltà anche per gli storici di professione, a parte le acrobazie teologiche di alcuni, di certificare l’autenticità di fatti e personaggi citati nei Vangeli canonici e apocrifi, tratto quegli episodi, raccontati dalla sedicente redazione di Gesù Cristo, con leggerezza e spirito benevolmente dissacratorio. C’è in ogni caso enorme rispetto per quanti fanno di quelle parabole motivo di vita, per chi crede, oltre che per molti insegnamenti mascherati nelle allegorie bibliche. Gesù, dopo tutto, fu un rivoluzionario che volle scardinare il potere costituito, anche se il disegno prevedeva di instaurarne un altro, per quanto impalpabile, quello divino; e la Chiesa, così come la conosciamo oggi, non fu certamente una sua idea.
Una cosa è innegabile: se l’uomo, nel corso della sua evoluzione, è stato in grado di effettuare grandi scoperte, enormi ricerche scientifiche, di edificare il pianeta in base ai suoi bisogni, di immaginare altri mondi, anche attraverso la letteratura, la musica e le arti in genere — come d’altra parte testimoniano i portentosi scritti apologetici, nonostante le discrepanze, e non solo — non vedo perché non avrebbe dovuto inventarsi qualche dio a sua immagine e somiglianza per sconfiggere le sue umane paure e allontanare la più grande, quella della morte. E, per far ciò, mise su un autorevole ufficio redazionale, i cui membri riconosciuti ufficialmente sono Marco, Matteo, Luca e Giovanni, oltre ai faccendieri Giacomo, Pietro, Paolo, etc.
Parafrasando Corrado Augias, spero che questa canzone serva a qualcosa, e scritta da un ateo può sembrare strano.
Il Vangelo secondo Giuseppe
I
Se fossi stato Giuseppe non avrei sopportato tale offesa
se fossi stato Giuseppe non avrei sopportato tale offesa
ma la mia donna non si chiama Maria, la mia donna si chiama Teresa
ma la mia donna non si chiama Maria e non adora andare in chiesa
Se fossi stato Giuseppe
ma Giuseppe non potrei esserlo mai
perché non sarei riuscito a perdonarla
le avrei detto prendi tutto e vai
II
A quei tempi la pedofilia non era reato e così sia
a quei tempi la pedofilia non era reato e così sia
pretender la fedeltà da una vinta alla lotteria
pretender la fedeltà quando un vecchio se ne va via
Perché la carne non è il legno
che tu Giuseppe potevi piallare
e gli angeli volavan piuttosto bassi
fin sotto le sottane
III
Comunque, si sa, a volte l’amore fa l’uomo indulgente
comunque, si sa, a volte l’amore fa l’uomo indulgente
e un tradimento si può scordar se non lo sa già troppa gente
e un tradimento si può scordar se l’amante non è attraente
Dev’essere avvilente passeggiar
restituendo qua e là un saluto
offrendo sorrisi ai conoscenti
che sotto i baffi ti dicono cornuto
IV
Con quale coraggio divulgò la voce nel paese
con quale coraggio divulgò la voce nel paese
non avrei mai creduto a quella storia e le corna gliele avrei rese
altro che filar lo scarlatto, non la guarderei per un mese
Come ci si può sentire
con una donna vergine come un giglio
che dietro una favola da manuale
ti fa padre senza un figlio
V
Io non languisco in chiesa, rinnego Dio, non l’adoro
io non languisco in chiesa, rinnego Dio, non l’adoro
non lo conosco di persona, so che non si ammazza di lavoro
non lo conosco di persona, ma penso si culli sull’alloro
Addossò le colpe all’angelo Gabriele
dal quale nella luce dorata del tempio
dicono mangiasse come un uccellino
e poi gli atti sconci da non prender d’esempio
VI
Fossi stato falegname avrei arredato una comoda alcova
fossi stato falegname avrei arredato una comoda alcova
non è vero che nevicava, non credo all’asino che l’alitava
non è vero che nevicava, comunque Dio doveva spesarla
Era suo diritto farsi rimborsare
almeno le spese per i panni
finanziaria da capogiri
capirete, lo spread di quegli anni
VII
La puntualità fu una virtù degli ipocriti presi al collo
la puntualità fu una virtù degli ipocriti presi al collo
che nel presepio saranno assunti, dieci punti per il vitello
cinque per l’agnellone, ai raccomandati basta un pollo
Forse la stella partì in ritardo
che fossero ancora addormentati
nove mesi dalla Persia a Betleme
sicuramente i Magi li avrei licenziati
VIII
Giuseppe tieni a bada il bambino, senti che lingua, come si veste
Giuseppe tieni a bada il bambino, senti che lingua, come si veste
fa scherzi pesanti ai vicini, è un birbantello, proprio una peste
fa scherzi da prete ai vicini, gli faranno un giorno le feste
Non sarà mica un sovversivo
che crescendo parli d’uguaglianza
di libertà e altre simili idiozie
pace, misericordia e fratellanza
IX
Mettiamoci una pietra sopra, il passato ormai è passato
mettiamoci una pietra sopra, il passato ormai è passato
e Giuseppe non poté crucciarsi, Gesù si fece educato
e Giuseppe non poté crucciarsi, ma i capelli avrebbe tagliato
Ne scelse dodici strada facendo
comuni uomini, malconci
e, ahimè, rimarrà deluso
nel buio del Gestsemani
X
Quando giunse in città la folla lo acclamò
quando giunse in città la folla lo acclamò
se la prese coi cambiavalute, le bestie liberò
poi, dopo i disordini, qualcosa mutò
La notte ordinò ai suoi di pregare
ma non passò neppure un’ora
che, inaffidabili, presero sonno
invece Giuda sta pagando ancora
XI
A parte Ponzio Pilato confuso già di suo
a parte Ponzio Pilato confuso già di suo
Barabba era famoso, ma non facciamo distinguo
serviva al progetto quel losco individuo
Quando si chiese al popolino
chi volesse condannar
quello urlò il nazzareno
non si fece mica pregar
XII
Vi ricordate del cireneo caricato del legno
vi ricordate del cireneo caricato del legno
duro lavoro, ma era robusto, extra impegno
non per Giovanni che ha un altro disegno
Portò il patibulum sulle spalle
ché il condannato era stremato
quaranta chilogrammi, non uno scherzo
accettò compatendo il seviziato
XIII
Infine parliamo di Erode, che gli sconquassò i sogni
infine parliamo di Erode, che gli sconquassò i sogni
meno male, almeno gli angeli erano efficienti
Annunciavano imperterriti lieti e brutti eventi
Se fossi stato Giuseppe
Dio onnipotente ti avrei denunciato
ché hai permesso di appenderlo a una croce
e chiuso gli occhi quando l’hanno inchiodato
©2019