_LETTERA A SALVATORE NIFFOI KARRONE

LETTERA A SALVATORE NIFFOI KARRONE
Aprile 2008

Caro Salvatore,
mi presento: sono un ignoto cantautore. Ti contatto da Serrenti, paese del Campidano.
Per vivere faccio l’ingegnere, ma quando “sento la Voce”, metto da parte i numeri che descrivono le tensioni nel cemento armato e prendo la chitarra tra le mani.
Il mio grande maestro è De André. I temi che prediligo sono quelli che ruotano attorno alla vita dell’uomo: paure, passioni, politica, solitudine, amore, odio, guerre; i personaggi che più mi intrigano sono coloro che per propria volontà o perché costretti, vivono ai margini della società. Tutto questo per dire che la musica ha per me, anarchico convinto, un valore che non è solo artistico, ma pure sociale.
Veniamo al dunque.
Circa una settimana fa, degli amici mi hanno convinto ad andare alla presentazione di Collodoro che Salvatore Niffoi avrebbe fatto in una libreria all’interno di un centro commerciale vicino a Cagliari.
Io di Niffoi non avevo mai letto niente e poi uno scrittore che presenta il suo ultimo libro in un centro commerciale non è che mi invogliasse tanto…
Alla fine ci sono andato, ho ascoltato attentamente e lasciato fare all’empatia: le tue parole hanno scavato nel mio stato d’animo e sono riuscite a insinuarsi beneficamente.
Il giorno dopo, ho cominciato leggendo La Leggenda di Redenta Tiria, e al primo capitolo avevo già una musica in testa, una melodia, come un acquerello di Abacrasta.
In tonalità di MI maggiore, una chitarra smorzata, in sordina, fa da tappeto cadenzato alle parole di Abacrasta, il cui testo allego perché tu possa leggerlo (anche se non dovrebbero leggersi i testi delle canzoni prima di sentirle).
Scusandomi per aver rubato un po’ del tuo tempo e per essermi fatto ospitare a scrocca ad Abacrasta, e sperando di non aver disonorato troppo La leggenda di Redenta Tiria con la mia canzone (ma non preoccuparti, sono sconosciuto e non credo che pubblicherò mai qualcosa), ti abbraccio.
Saludos, Nicola Pisu

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