testo 12/02/2021

12/02/2021

(N.Pisu/N.Pisu)

 

Nella giornata della tristezza

decidemmo di ridere per ore

in quella della nostalgia

ci lasciammo per precauzione

e ballammo per l’ultima volta

nei solchi d’una vecchia canzone

mi guardasti e dicesti

Ciao, ciao amore

Guitti e giullari alla televisione

spiegavano cosa si dovesse fare

i linguisti della Crusca nel dubbio

se correggere o abdicare

i crocifissi e i ritratti sbiaditi

cadevano con desolazione

i padroni dissero che era giunta

l’ora della rivoluzione

Chi continuava a guardare il mare

chi continuava a fissare il mare

e il mare se ne fregava

di chi non sapeva nuotare

I circoventori di incapaci

chiedevano consenso e fiducia

i bustarellari predicavano onestà

e incassavano con audacia

le ideologie già tumulate

la lotta di classe alla storia

i rassegnati lasciavano fare

ammirando quelli gonfi di boria

Noi pensavamo al primo bacio

e a tutti gli atti d’amore

la pioggia incessante nel cuore

dal cielo senza colore

rividi un bimbo con grandi sogni

la vita davanti, i calzoni corti

mi scoprii nelle tue pupille

in un cimitero fiorito di aborti

E ricercai la giovinezza

per ricomporre i frantumi

dello specchio che ci rifletteva

quando si era quasi implumi

Pareva romantico ed epico

l’epilogo d’un batterista

col cuore fermatosi fuori tempo

tu sfogliavi una rivista

cambiai canale, poi spensi tutto

restavamo solto io e te

fuori il fracasso dell’acqua sui tetti

a zittire i nostri se

Oltre le dolcezze dell’Harry’s Bar

era solo jazz o grande poesia

le mani nel lievito madre

è un ricordo o amnesia

imprigionato come i tarli del legno

il passato faceva rumore

scesi di sotto a nascondermi

e scrissi un’altra canzone

Ché tutti al mondo sono poeti

tutti, perfino i poeti (*)

ci vorrebbe una mano di bianco

su queste quattro pareti

Poi ritornò il carnevale

con quell’aria festosa irreale

ogni cosa apparve normale

e il pane non era affatto male

 

(*) Gesualdo Bufalino