ROM
(N.Pisu/N.Pisu)
Zigani senza padroni
gitani di tutti i luoghi
suonatori di violino
la notte è un letto, una dimora
nelle vene del mattino
una voce dolce come l’aurora
si leva dai carri e dalle roulotte
con gli occhi assetati d’un bambino
Un’eredità mi ha lasciato mio padre
più lucente e preziosa
di quella d’un imperatore
mi ha lasciato la luna e il sole
anche vivendo per l’eternità
non riuscirei a spenderla mai
Col sorriso di rame
e una gonna che copre le gambe
Pilar predice l’avvenire
seguendo la linea della vita
fin dove va a finire
strappando umori al cielo
sguardo grondante di malinconia
fermarsi e partire
Un tripudio di colori
una danza rom
un cerchio di uomini, un canto
un falò brucia la notte al centro
senza le armi del dominio
tempra un istinto di libertà
Una casa grande quanto il mondo
intagliata nel sangue del tramonto
una cicatrice di dolore
dice la paura
in un eterno migrare
come una magnifica fortuna
corre a cavallo del vento
caritando per le strade
Arrivederci porti di Spagna e d’Italia
vi lascio un soldo in mio ricordo
vi lascio questa splendida luna
e un augurio di buona fortuna
ma vi prendo per sempre nel viaggio
nei sentieri di erranti destini
“Sono nato sotto una tenda
in una notte d’estate
in un accampamento zingaro
ai margini della città.
I grilli mi cantavano la ninna nanna
la luna mi fasciava di raggi d’oro
e le donne vestivano gonne fiorite.
Sono cresciuto su un carro
dalle ruote scricchiolanti.
Eravamo ragazzi
senza ieri e senza domani
mendicavamo il pane nella pioggia e al sole
correvamo incontro ai nostri sogni
alle nostre fantasie nel bosco.
Ora sono diventato grande
la mia tenda è distrutta
il mio carro si è fermato.
Ma cammino ancora per essere libero
come il vento che scuote il bosco
come l’acqua che scorre verso il mare
come la musica di un violino tzigano.”1
1Chiusa (voce narrante): “Libero come la musica tzigana”del poeta sinti-italiano Olimpio Cari